RECENSIONE "LA CRISI COLPISCE ANCHE DI SABATO" DI CHRISTOPHE PALOMAR

 LA CRISI COLPISCE ANCHE DI SABATO

di Christophe Palomar


Autore: Christophe Palomar
Editore: Ponte alle Grazie
Data di pubblicazione: 26 agosto 2021
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 432
Prezzo: € 17,10 copertina flessibile - € 10,99 kindle

Votazione: ⭐⭐⭐⭐⭐

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La lunga crisi italiana tocca le vite, rompe le famiglie, sfianca i giovani, svuota le scuole e i borghi, impoverisce la lingua.
La crisi colpisce anche di sabato è il romanzo corale di questa inedita stagione della Storia, un'indagine spietata eppure ancora incantata sull'Italia di oggi.



TRAMA


"Il figlio notaio che subentra al padre notaio.
Il figlio psichiatra che subentra al padre psichiatra.
Il figlio sindacalista che subentra al padre sindacalista.
Figli d'arte li chiamano. Anche chi non ha nulla è figlio d'arte. 
Il figlio disoccupato che subentra al padre disoccupato.
Un paese in cui conta la propria fetta di torta quindi, non la torta.
Un paese bonsai.
La teoria di Darwin non vale per l'Italia, pensa Ugo.
D'altronde: si è mai visto un cactus generare un abete?"


Sabato sera. A Roma, dalla finestra dell'appartamento di famiglia, il pensionato Adriano Pasciuti, nato, cresciuto e vissuto a Testaccio, assiste al tramonto dell'estate e della vita, trascorsa fra gli ideali di una rivoluzione mancata, le promesse sfumate del benessere e un matrimonio che ha lasciato solo rimpianti. A Milano, Gioia Airaghi, manager in una multinazionale, moglie e madre trascurata, approfitta della momentanea solitudine per recuperare il lavoro arretrato. Le fanno compagnia la vodka e la memoria di amori perduti: ma il passato è pronto a riaffacciarsi. Intanto, a Ferrara, un gruppo di ragazzi alle soglie della vita adulta si trova per una pizza dopo il cinema. Una manciata di esistenze già indirizzate lungo i binari della vita di provincia: speranze e disillusioni, accoppiamenti e solitudini, tutto sembra già deciso. Ma da quel sabato per nessuno la vita sarà più la stessa. Da questi tre momenti simultanei - tre città, tre generazioni, tre condizioni sociali, la straordinaria normalità di un sabato italiano - si dipana 'La crisi colpisce anche di sabato', romanzo-affresco che racconta l'Italia di oggi attraverso il fil rouge della crisi - una crisi morale e materiale, individuale e collettiva, forse eterna e senza soluzione - fino agli inattesi e deflagranti colori finali. Un'Italia sofferente e ferita, di fronte alla quale Christophe Palomar tiene la penna salda, fine e cordiale, e lo sguardo lucido, ironico e crudo: la penna e lo sguardo di un nuovo protagonista della narrativa italiana.




RECENSIONE

Perché la crisi colpisce anche di sabato?
L'autore vuole mettere in risalto questo giorno e lo sceglie appunto anche nel titolo per sottolinearne il concetto; si capisce che la voce del narratore è determinata ad attraversare la vita di persone differenti, di diversa età e condizione, che vivono in realtà opposte, per disegnare una mappa della vita e del costume italiani, attraverso alcuni personaggi che divengono maschere, simboli di una società che vive in pieno una fase che potremmo definire decadente.
Una cosa appare certa: a partire da quel sabato, colto in tre momenti contemporanei, in tre città, in tre generazioni e tre diverse condizioni sociali, la vita di ciascuno di loro non sarà più la stessa.
La crisi colpisce anche di sabato, infatti, si trasforma nel crudo e ironico romanzo/documentario in cui Palomar racconta, con passione scevra di ogni pregiudizio, trent’anni di vita italiana attraverso le storie di personaggi colti nella loro quotidianità per arrivare all’Italia di oggi, ove una straordinaria crisi pandemica ha fatto precipitare tutto e tutti in una normale a-normalità.
Una crisi morale e materiale, specifica e sociale, forse senza un tempo e senza una soluzione, ben descritta da Palomar nel suo lungo racconto corale di luoghi e vite sospese per poi stupirci colpendo duro con i suoi imprevedibili fuochi di artificio del teatrale colpo di scena finale.

Cinque lunghi capitoli, in cui i diversi attori vengono rappresentati nel loro contesto, nella loro storia individuale, nel posto che occupano nella grande Storia del nostro tempo. Ogni capitolo ci offre diversi spunti di riflessione sulla situazione attuale e passata dello stivale, sia dal punto di vista economico che sociale. L'analisi avviene in toto.
Affrontare temi come questo non è affatto semplice, si rischia soprattutto di ricadere in luoghi comuni noiosi che molto spesso siamo costretti a sentire. Raccontare la crisi mondiale intrecciata alla storia contemporanea è un lavoro che richiede una  preparazione non da poco. Dopo anni di ricerche accurate e certosine, Palomar ci presenta questo capolavoro che rappresenta lo specchio della società, analizzato sotto diversi punti di vista, partendo appunto da diverse città italiane. I cinque capitoli potremmo definirli racconti brevi, in quanto possono essere letti anche individualmente, ma la magnificenza di questo romanzo sta invece nella sua interezza.
Non c'è volutamente equilibrio tra le storie, che a tratti si sovrappongono, altrove si rincorrono, in altri casi ancora si contrappongono simbolicamente. Curiosa è poi la conclusione, che ci porta nel futuro, ma su cui è meglio non aggiungere niente, per non fare spoiler.
Il tono utilizzato dal narratore è soprattutto ironico e tagliente, riuscendo persino a sdrammatizzare la sofferenza di questa Italia afflitta da diverse piaghe sociali.

Le tre città protagoniste del romanzo sono: Roma, Milano e Ferrara.
Si comincia dal quartiere di Testaccio, il cui nome deriva dal mons Testaceus, una collina artificiale alta 35 metri formata dai cocci (testae, in latino) e detriti vari, accumulatisi nei secoli come residuo dei trasporti che facevano capo al vicino porto di Ripa grande (Emporium).
Qui vive il primo personaggio del romanzo, Adriano Pasciuti, sessantenne pensionato ed ex impiegato delle poste, separato da tempo dalla moglie Angelica con cui ha avuto un matrimonio molto intenso, ma finito in fallimento. Tutto sembra andare per il verso sbagliato nella sua vita e proprio questo sabato si ritrova a riflettere, cercando di fare un bilancio e tirare le somme della sua esistenza, ormai triste e senza uno scopo.
Ai suoi tempi si combatteva per i propri ideali, ora invece ci si arrende troppo facilmente, secondo Adriano è in corso una crisi generazionale piuttosto preoccupante.

"Se ci fosse un bambino in casa, Adriano gli direbbe che i ragazzi della sua generazione erano ribelli che amavano le idee, i cortei e a volte anche i proiettili. Una generazione in bilico fra l'era dei destini collettivi e quella dell'individualismo sfrenato. E anche la prima ad appropriarsi dell'idea di futuro."

"Non si spendeva. Si cercava di piacere per sistemarsi, mica per piacere e men che meno per compiacersi. Lo si faceva per qualche mese nella vita e poi si passava ad altro. Si pensava al futuro perché il presente stava stretto a tutti. Erano altri tempi."

La vita di Adriano viene raccontata in tutte le sue sfaccettature, sono parole che colpiscono il cuore perché é la realtà più struggente del romanzo.
Ciò che gli rimane è il desiderio sessuale, si abbandona molto spesso nelle braccia di una prostituta, ma anche questo lo porta a fare dei confronti con i suoi tempi passati. Non si capacita del fatto che al giorno d'oggi ci siano diverse pratiche riguardanti il sesso, ma ciò che conta davvero risulti marginale.

"La miseria sessuale è la piaga di questa città, pensa Adriano mentre sbircia la ragazza. C'è voyeurismo, c'è seduzione, c'è culturismo ma il consumo non c'è. L'imbroglio è totale, la presa in giro perfettamente riuscita. La gente soffre perché non tromba. E poi si chiedono perché ci sia così tanta violenza in giro!"

A Milano vive invece Gioia Airaghi, una donna in carriera che sta sacrificando i rapporti con il marito e la figlia per dedicarsi alle sue ambizioni.
I problemi di Gioia rappresentano quelli di una moglie e madre comune, spaziano dal rapporto contrastato con la figlia adolescente all'accettazione dei tradimenti continui del marito infedele, il tutto condito dalla difficoltosa accettazione degli anni che passano.
Fatica a portare a termine tutto ciò che si prefissa e questo la rende perennemente ansiosa e nervosa.
Ho amato particolarmente questo contesto milanese perché Gioia descrive perfettamente la concezione della donna, purtroppo ancora troppo attuale.

"Un classico quello del marito che ti chiede di fargli un figlio. Poi sei tu a partorire, tu a tirarlo su, tu a farti venire la cellulite, la pancetta e le tette da mucca, e lui a pavoneggiare con il suo fisico da cinquantenne affascinante!
Pensate che Valentina ha pure avuto il coraggio di dire che a casa non ci sto mai, ebbene sì! Il padre in ufficio e la mamma in cucina: ecco come la vede! Dice che la sua generazione è nata per lavorare ma la mia no. Dice che le sue amiche son tutte schizzate perché le loro mamme pensano solo al lavoro. Ma i soldi che le mamme portano a casa, fanno comodo sì o no?"

"Arianna dice che noi donne siamo programmate per essere sconfitte. Dalla società, dall'economia. Dal tempo soprattutto. Dice che la colpa è nostra perché non siamo solidali. Che ci scanniamo fra amiche, fra colleghe. Persino in famiglia siamo rivali, persino fra madri e figlie.
Dice che basta un'ora di tv per capire che nulla è cambiato fin dai tempi delle caverne, che ci affidiamo all'occhio maschile e che non abbiamo rispetto per il nostro corpo. Sventoliamo la bandiera del femminismo ma spendiamo l'ira di Dio per rifarci bocca, culo e tette. La santa trinità della plastica, e guarda caso è anche quella del piacere maschile."

Nel terzo quadro, ci spostiamo nella più tranquilla e periferica Ferrara, dove un gruppo di ragazze e di ragazzi decide di tornare a vedere Avatar al cinema, in occasione di una proiezione speciale, per festeggiare la riapertura delle sale cinematografiche dopo il Covid.
Colti mentre non sanno decidere su amore, sesso, amicizia, sballo, musica, e finiscono nel gorgo dell'infelicità e dell'irresolutezza.
La curiosità di questi ragazzi è che sono privi di nome, vengono chiamati Ragazzo/a 1 2 e 3, forse per rimarcare la crisi d'identità dei giovani d'oggi.

Il capitolo di Ugo, fratello di Gioia, è invece dedicato all'amore per la lettura, in particolar modo per gli Adelphi. Quella lettura che molti utilizzano per evadere dal mondo in cui si vive, per trovare conforto personale e per riuscire a comprendere meglio i problemi che attanagliano la società. Un uomo di cultura, una voce fuori dal coro.
E' un uomo d'altri tempi, un bibliotecario che ama fotografare la Milano meno turistica e che ha un cattivo rapporto con la tecnologia.
Ha inoltre una relazione con Jamila, una donna egiziana che tiene in segreto.

"Ugo ha letto che le parole sono come i mari: ricoprono gran parte della realtà ma non l'intera realtà. E poi dipende da dove, da chi. C'è chi cresce con la dispensa piena e chi deve accontentarsi degli scarti. Chi campa con più parole che cose da dire e chi deve fare i conti con un disagio che non riesce a raccontare."

Il capitolo finale rappresenta l'incontro, una sorta di trait d'union. Durante una visita guidata alle catacombe di Santa Cecilia, dove si ritrovano per caso alcuni dei personaggi conosciuti nelle pagine precedenti, si concretizza infatti la crisi più eclatante di questo sabato italiano. Ovviamente dovrete leggerlo per scoprire come sarà l'epilogo di questo romanzo di Palomar.

Ringrazio la casa editrice per la copia del libro 🤍

L'AUTORE


Nato in Alsazia da padre italiano e madre spagnola, Christophe Palomar cresce a Tunisi. Studia alla HEC di Parigi e alla Bocconi prima di intraprendere la carriera di manager. Dal 2017 divide il suo tempo fra la consulenza per le aziende e la letteratura. 
Dopo la partecipazione al libro collettivo Occhi mediterranei (Pendragon, 2019) pubblica per Ponte alle Grazie Frieda (2020), che ottiene ampi e qualificati consensi. La crisi colpisce anche di sabato è il suo secondo romanzo.