RECENSIONE "L'ARCHIVIO DEL DIAVOLO" DI PUPI AVATI

 RECENSIONE "L'ARCHIVIO DEL DIAVOLO" DI PUPI AVATI

Autore: Pupi Avati
Editore: Solferino
I edizione: settembre 2020
Genere: Gotico maggiore
Pagine: 272
Formati: kindle e brossura con alette
ISBN: 978-88-282-0360-5

VOTAZIONE: ⭐⭐⭐⭐⭐/5




"Si impadronì di una candela, tenendola alta, facendosi luce per raggiungere il suo confessionale. Nell'avvicinarsi, riconobbe atterrito il profumo così particolare di Silvana Ory. Cercò di darsi forza. Con la luce morente del cero ispezionò l'intero confessionale. Nessuno."


TRAMA

L'estate precedente, a Lio Piccolo, un piccolo centro nella laguna veneta, un adolescente aveva ucciso un suo coetaneo, convinto si trattasse del Diavolo. Le ipotesi avanzate dalla polizia vedevano coinvolti una conversa ed il sagrestano della chiesa locale, i quali avrebbero indotto il giovane a quel gesto folle.

Proprio questa tragedia permise a Furio Momentè, funzionario presso il Ministero di Grazia e Giustizia di Roma, di evadere finalmente dalla sua noiosa e solitaria routine lavorativa in qualità di archivista ministeriale. 
Gli venne conferita una missione segreta e completamente parallela a quella della polizia, affinché potesse sventare l'ipotesi di qualunque correità del mondo cattolico in questa brutta faccenda. 
L'interesse del sottosegretario ministeriale che gli aveva affidato il caso, era tutt'altro che legato all'istruttoria di un processo a un minore presso il Tribunale locale, bensì aveva fondamento meramente politico, in quanto le imminenti elezioni avrebbero potuto vedere danneggiata la Democrazia Cristiana. 
Purtroppo fu un totale fallimento, Momentè venne scoperto dai suoi avversari, comportando quindi la vanificazione di quell'incarico. 

Don Stefano Nascetti, nello stesso periodo degli anni '50, si ritrova costretto ad abbandonare la sua carriera a Venezia, a seguito di fatti di cronaca nera che lo hanno visto coinvolto da vicino e che gli hanno riportato alla luce mostri del passato che pensava di essersi lasciato alle spalle. Quel potere sulle anime, attribuitogli dall'abito talare, era infatti il solo strumento capace di vendicarlo dal male subito.
Il destino, però, non lo puoi raggirare per sempre, prima o poi viene ancora a scovarti.
Viene, infatti, trasferito proprio nella parrocchia di Lio Piccolo, dove il clima che lo accoglie è tutt'altro che caloroso e festante, nessuno ormai pratica più concretamente e fisicamente la fede.
L'incontro con Silvana, una giovane maestra, segna per Don Stefano la vera svolta catastrofica; si ritrovano entrambi coinvolti nel macabro ritrovamento del cadavere di Furio Momentè, scomparso mentre indagava sull'omicidio del ragazzino barbaramente ucciso.

A questo punto il sostituto procuratore Marino Malchionda è costretto a riaprire il caso. Cosa sarà realmente successo al funzionario ministeriale?

Mi sento ora in dovere di lasciarvi la giusta curiosità che vi porterà a leggere questo romanzo da 110 e lode. 



CONSIDERAZIONI PERSONALI

Lo svolgere della trama è inframmezzato da articoli che riportano allucinazioni ipnagogiche, esperienze intense e vivide che si verificano all'inizio di un periodo di sonno spesso accompagnate da paralisi, che fanno apparire la storia narrata come universale e appartenente ad ogni essere umano.
Fino alla fine non si riesce realmente a collegare questa sorta di incisi alla storia protagonista del romanzo, sarà una guardia notturna del Ministero il collante fra queste due narrazioni parallele.

Lo stile ed il genere di Pupi Avati mi affascinano particolarmente sia per l'ambientazione che crea da cornice ad un intreccio di avvenimenti horror e thriller e sia per la sensazione di essere a teatro che mi pervade durante tutto il tempo di lettura.

Inoltre, la collocazione degli eventi ricade sempre in due luoghi in cui ho vissuto, Roma e Venezia, due città meravigliose che mi hanno affascinato sin dai primi attimi; questa vicinanza metaforica mi ha permesso di amare ancora di più il romanzo.

Aggiungerei che si viene catapultati sin dal principio nell'Italia degli anni '50, dove la politica e la religione regnano sovrani, pertanto le vicende ruotano sempre attorno a queste due istituzioni ben delineate.

Consiglio ovviamente la lettura di questo romanzo.

L'AUTORE

Giuseppe Avati, noto con il nomignolo "Pupi", nasce a Bologna il 3 novembre 1938.
Regista, sceneggiatore e produttore, è uno dei maestri riconosciuti del cinema italiano. Come autore ha pubblicato l'autobiografia bestseller La grande invenzione (Rizzoli 2013) e due romanzi di successo, Il ragazzo in soffitta (Guanda 2015) e Il signor Diavolo (Guanda 2018).